“111 biglie d’acciaio” – Daniele Amitrano, Marco Conte

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AUTORE: Daniele Amitrano, Marco Conte
TITOLO: 111 biglie d’acciaio
GENERE: Giallo
EDITORE: 13Lab

TRAMA

Il racconto ruota intorno ai cardini dell’emotività: saranno, infatti, i ricordi, articolati in forma di flashback, di una delle famiglie coinvolte in questo in questo episodio, a ricostruirne in parte le dinamiche. Ma perché non è stata fatta ancora luce su quelle vicende? Che cosa successe davvero in quella stanza? L’autore riesce abilmente a tenere i fili intricati di verità taciute, sospetti e tradimenti che mettono in scena, davanti agli occhi del lettore, quegli avvenimenti bui che, collegati con un filo rosso alla ‘ndrangheta e alla collusione di alcuni esponenti delle Istituzioni, scossero la Caserma dei Carabinieri. Amitrano lascia l’amaro in bocca, a testimonianza del vuoto che il dramma ha aperto sia nell’anima di chi lo ha vissuto, sia in quanti lottano sempre strenuamente alla ricerca della Verità, anche la più torbida e dolorosa. Perché l’opinione pubblica non dimentica in fretta e, soprattutto, perché certe morti raccontano più di tante vite.

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RECENSIONI

1988, stazione dei carabinieri di Bagnara di Romagna. Il brigadiere Luigi Chianese è a capo della suddetta stazione: giovane affascinante, dedito al suo lavoro, marito di Luciana e papà di due bambine, ha lasciato il suo paese d’origine per seguire questa missione, questo senso di dovere che sentiva dentro. E Luciana con lui, forte dell’amore che li lega non ha posto il minimo problema quando si è trattato di lasciare le sue origini e cominciare una nuova vita altrove. Quell’appartamento esattamente sopra gli uffici della caserma, la fa sentire sicura, protetta e vicina a suo marito. Nello stesso anno, in un paesino vicino, si scopre il rapimento e l’uccisione di un carabiniere della stazione locale. La notizia sconvolge molto l’opinione pubblica, soprattutto perché la vittima dell’atroce uccisione è un uomo in divisa. Si fanno ipotesi, supposizioni ma si resta lontano dalla verità.

Inevitabilmente questa tragedia colpisce anche la tranquillità della stazione di Bagnara e Luigi sa che deve tranquillizzare i suoi uomini, nascondere il timore e infondere loro fiducia, coraggio. I suoi colleghi sono la sua famiglia, quei ragazzi, tutti giovanissimi, a cui ha dato un soprannome ciascuno. C’è Vivvì, originario di Vibo Valentia, il veterano della compagnia; Sicchè, un giovane toscano preso in giro dai suoi colleghi proprio per questo suo modo di dire; e poi ci sono i due ausiliari, capitati lì per l’anno di leva. Tutto sembra al suo posto, fino a quando non viene posta all’attenzione del brigadiere Chianese una strana vicenda. Luigi deciderà inizialmente di rivelare la delicatezza della cosa solo ad alcuni dei suoi colleghi, che lo aiuteranno a dare un ordine ed un senso a diversi avvenimenti.

A dare una mano all’indagine di Luigi interverrà un enigmatico soggetto, Ilvo. Questo inizierà a parlare di Servizi segreti, di infiltrazioni mafiose nell’Arma dei Carabinieri, di ‘ndrangheta. La vicenda, che si farà sempre più complicata e ostile, lo diventerà sempre più quando i soggetti sorvegliati da Luigi cambieranno i loro programmi, come in seguito ad una soffiata. Luigi inizierà a capire, mettere insieme i pezzi e nel preciso momento in cui, chiamati tutti i suoi uomini a rapporto, deciderà di svuotare il sacco, 111 biglie d’acciaio annienteranno definitivamente il suo carisma, la sua ricerca perenne della verità e della giustizia.

Il libro richiama alla memoria, come si è ben capito, la strage di Bagnara in cui persero la vita ben cinque carabinieri. La vicenda venne giudicata come l’atroce conseguenza di un attimo di follia di uno dei militari. La realtà invece sembra essere totalmente diversa. I documenti bruciati in fretta e furia, la velocità con cui il caso venne archiviato e quel movente così riduttivo, fanno pensare ad una realtà ben più pesante, cruda e pericolosa per lo Stato stesso e le sue istituzioni.Coraggioso, dettagliato, preciso, questo libro ha come unica missione quella della Verità, la stessa che Luigi Chianese e molti altri uomini in divisa hanno inseguito perdendo lungo la strada il bene più grande, la vita.

[©Martina Caruso]

 

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