“Canto di Natale” – Charles Dickens

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AUTORE: Charles Dickens
TITOLO: Canto di Natale
GENERE: Classici

TRAMA

Ebenezer Scrooge, arido e spilorcio finanziere londinese, odia il Natale. Lo considera – anzi – tempo perso, e un ostacolo al proprio arricchimento. Ma la notte della Vigilia, dopo una giornata passata alla scrivania senza nulla concedere all’atmosfera festosa che lo circonda, riceve la visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro.

Nel corso di un fantastico viaggio che farà rivivere a Scrooge tutte le tappe della propria vita e intravedere un ben misero futuro, gli spiriti riusciranno ad aprire i suoi occhi a sentimenti di generosità e amore. Il Canto di Natale non è però solo una favola a lieto fine. È anche uno degli esempi meglio riusciti di critica sociale di Dickens, oltre che una delle più famose e commoventi storie sul Natale.

FRASI – Canto di Natale (donatoci da varie edizioni Rizzoli o Hoepli)

“È cosa giusta, ponderata e nobile che, se malattia e dolore sono contagiosi, non vi sia nulla al mondo di così irresistibilmente contagioso come il riso e il buonumore.”

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“Onorerò il Natale nel mio cuore, e cercherò di conservarmi in questo stato d’ animo per tutto l’anno.”

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“… non c’è durata di rammarico la quale ci assolva dalle occasioni perdute nella vita!”

Charles Dickens, Canto di Natale

“Deve ogni uomo – rispose lo Spettro – con l’anima che ha dentro girare in mezzo ai suoi simili, viaggiare più che può; se non lo fa in vita, è condannato a farlo in morte. È dannato a errare pel mondo…”

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“Perché dubiti dei tuoi sensi?”
“Perché un nonnulla basta a turbarli.”

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“L’aria era piena di fantasmi, che erravano di qua e di là senza posa, traendo guai.
[…] Ce n’erano di quelli incatenati insieme, ed erano forse membri di governi malvagi; nessuno era libero.
[…] Il supplizio di tutti loro era questo, senz’altro, di voler entrare nelle faccende umane per fare un po’ di bene e di averne per sempre perduto il potere.”

[Charles Dickens, Canto di Natale]

 

“Lo Spirito [del Natale] stette al capezzale degli infermi, e gl’infermi sorrisero; presso i pellegrini in terra straniera, e quelli sentirono vicino la patria; con gli uomini combattuti dalla sventura, e quegli uomini si rassegnarono in una più alta speranza; con la povertà, e la povertà si sentì doviziosa. Nell’ospizio, nell’ospedale, nella prigione, in ogni rifugio della miseria, dove l’uomo superbo nella sua breve autorità non aveva potuto sbarrar la porta allo Spirito, lei lasciò la sua benedizione (…).”

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– Vivono alcuni su cotesta tua terra,- rispose lo Spirito, – i quali si figurano di conoscer noi e compiono in nome nostro i loro atti di ira, orgoglio, malvagità, odio, invidia, ipocrisia, egoismo; e costoro sono così estranei a noi e a tutta la nostra famiglia come se mai fossero venuti al mondo. Ricordati questo, e le azioni loro addebita a loro, non già a noi. –

[Charles Dickens, Canto di Natale]

 

“…sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente.”

[Charles Dickens, Canto di Natale]

 

“Io onorerò sempre Natale nel cuore, io ne serberò il culto tutto l’anno. Vivrò nel passato, nel presente e nell’avvenire.”

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“Le azioni umane adombrano sempre un certo fine, che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine.”

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“È un bel compenso, ed è anche giusto e consolante nell’ordine delle cose umane, che se il dolore e il malanno si attaccano, non ci sia al mondo cosa più contagiosa del buonumore e del riso.”

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“Divenne così buon amico, così buon padrone, così buon uomo, come se ne davano un tempo nella buona vecchia città, o in qualunque altra vecchia città, o paesello, o borgata nel buon mondo di una volta.”

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“Eppure, lo confesso, avrei desiderato tanto tanto sfiorare quelle sue labbra, farle qualche domanda perché le aprisse, guardare le ciglia di quegli occhi abbassati senza provocare un rossore, sciogliere quell’onda di capelli di cui un sol ricciolino sarebbe stato un ricordo inestimabile; e in somma avrei voluto avere la libertà di un ragazzo ed essere abbastanza uomo da apprezzarne il valore.”

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“Il freddo che aveva dentro gli gelava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli faceva gli occhi rossi e turchine le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa.

Sul capo, nelle sopracciglia, sul mento asciutto gli biancheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la portava sempre addosso; gelava il suo studio né giorni canicolari; non lo scaldava di un grado a Natale.”

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“E di lui fu sempre detto che non c’era uomo al mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale!
Così lo stesso si dica di noi, di tutti noi e di ciascuno!”

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“Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente.

Poiché ciechi avevano da essere, meglio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia di ilarità, anzi che essere attaccati da qualche male meno attraente. Anch’egli, in fondo al cuore, rideva: e gli bastava questo, e non chiedeva altro.”

[Charles Dickens, Canto di Natale – ediz. Hoepli]

 


RECENSIONI

Il Natale è nell’aria e quale miglior periodo se non questo per leggere questo capolavoro?

Scrooge è un uomo pieno di sé che ha dimenticato il vero bene, le uniche certezze che contano sono le sue, il resto è tutto una perdita di tempo.
Economicamente benestante, i suoi unici interessi sono gli affari.
Il Natale si avvicina e intorno il mondo si sta muovendo per festeggiare.

Il nostro protagonista odia l’allegria, e ogni cosa abbia a che fare con essa…
Nulla può cambiare il suo cuore, tranne un miracolo.
Ed è proprio questo che accade.

Tre spiriti si presentano a lui, pronti ad accompagnarlo in tre tempi della sua vita: Passato, Presente, Futuro.
Lo scopo sarà quello di fargli rendere conto che non è mai troppo tardi per rimediare.

Credo fermamente che questa non sia solo la storia di Scrooge.
È la storia di chi dimentica la semplicità, la gioia dell’essere stati bambini, l’allegria, di chi vive nel buio e percepisce solo oscurità intorno a sé.
È la storia di chi come lui ha perso i sogni e vive solamente di praticità.

Il Natale non dovrebbe essere una festa limitata ad un solo giorno dell’anno, Natale dovrebbe essere uno stato d’animo, da curare e ricercare quotidianamente.

©Anysbook

 

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