“Il miele e l’amarezza” – Tahar Ben Jelloun

0
523

AUTORE: Tahar Ben Jelloun
TITOLO: Il miele e l’amarezza
TRADUTTORE: Anna Maria Lorusso
EDITORELa nave di Teseo
DATA USCITA: 28/04/22
GENERE: Narrativa

TRAMA – Il miele e l’amarezza

Nei primi anni duemila a Tangeri, in Marocco, un insospettabile professore è in realtà un pedofilo che abusa di ragazzine, adescate promettendo loro la pubblicazione di poesie sulla rivista che dirige. Agisce indisturbato, senza destare il minimo sospetto, protetto dalle regole imposte dalla cultura e dalla società. Samia, una ragazza di sedici anni sensibile, amante della cultura e della poesia, finisce nella sua trappola.

Di ciò che le accade, per vergogna e pudore, non racconta nulla ai genitori, che scopriranno troppo tardi quello che la figlia ha subito. La tragedia che li colpisce e le sue ripercussioni trascinano la coppia in una crisi duratura, che li porterà a invecchiare tra l’odio e il risentimento reciproci; incapaci di lasciarsi, sono ormai uniti più dal dolore che dall’amore.

La loro vita sembra destinata a terminare nell’amarezza ma l’arrivo di Viad, un giovane immigrato africano che con gentilezza e affetto si prende cura dei due anziani, porterà un po’ di sollievo, e aiuterà a lenire le ferite che segnano la loro esistenza. Tahar Ben Jelloun racconta una storia di dolore e di speranza in cui il miele dell’amore può ancora addolcire la sofferenza di chi ha subito i colpi del destino e della malvagità umana.

FRASI

“Sono quello che posso. Non molto. Ho cercato di chiudere la ferita, non per cancellarla, ma almeno per tenerla lontano da noi.”

_____

“A casa nostra l’amore viene dopo, mai prima, l’amore per noi è costruito su ragione e abitudine.”

_____

“É così, ciascuno ha i fantasmi di cui è capace.”

_____

“Vivo in una solitudine tutta mia dove ho finito per individuare dei miei riferimenti e dove non mi aspetto niente e nessuno.”

_____

“Il mio mondo così era popolato di libri, di poesia e di solitudine. Una solitudine voluta, amata e protetta. Mi sentivo sempre più estranea alla mia famiglia.”

_____

“Non penso, scrivo sotto la dettatura del mondo, il mio naturalmente.”

_____

“La mia vita, la nostra vita è diventata prima un deserto, poi un inferno. Il senso di colpa. Questo é ciò che mina la nostra vita.”

_____

“Da quando sono andato in pensione, cerco di non morire. Mi chiedo perché resisto. Le mie gioie sono così rare. I miei ricordi sono stanchi e mi sforzo di non evocarli più, per non rifugiarmi in essi. Sto imparando a diffidarne. “

_____

“Eravamo stupidi e non lo sapevamo. Eravamo anche felici e non ci rendevamo conto della nostra fortuna.”


RECENSIONI

Sistemiamo quando la vita con noi é stata buona, quando abbiamo lo sguardo rivolto al futuro, un avvenire luminoso o per lo meno pieno di promesse e di fiori.
Perché mettere ordine in una piccola vita saccheggiata, spezzata e data in pasto ai cani?
Siamo a Tangeri, in Marocco, in un paese scaldato dalla corruzione e dalla superstizione, un paese difficile in cui vivere non è facile. In questa terra vive una famiglia che fatica, che é imprigionata in dinamiche implosive che ad un certo punto peggiora il suo incedere dopo “la tragedia”. Mourad e Malika sono i genitori e Samia, Moncef e Adam sono i tre figli.
Mourad e Malika vivono forzatamente sotto lo stesso tetto, loro che perseverano a stare insieme perché “l’amore viene dopo mai prima”, loro che hanno smesso di amarsi, supportarsi e credere l’uno nell’altra. Da questa coppia disfunzionale in cui l’uno si consuma per l’odio dell’altra e viceversa nascono tre anime in pena che soffrono e soffriranno il senso di colpa del padre per aver ceduto alla corruzione e la totale staticità critica della madre, lei che li ha messi al mondo sa solo criticare e odiare.
La conosciamo dentro un seminterrato che loro vedono come tomba perché vogliono sparire, dopo “la tragedia” non sanno più vivere.
Meno di quanto già facessero prima.
Seppur negativi questi personaggi in qualche modo si muovono, agiscono, vanno avanti in contrapposizione alla figlia Samia che invece è del tutto ferma.
Samia è la figlia della “tragedia”, un personaggio che soffre dalle sue prime battute, che arranca, che non sente di essersi integrata alla famiglia, che ama e vuole solo la sua solitudine e i suoi libri e la sua amata poesia.
Lei da subito sente che il dolore è la sua condizione naturale e quando questo arriva poesia e libri non basteranno…
Poi arrivano gli altri due fratelli che capiscono subito di far parte di una famiglia malsana e da cui vogliono scappare.
Si consuma nella totale indifferenza de incapacità di capire della famiglia una tragedia nella tragedia e questo colpirà tutti i componenti mettendo in luce tutte le mancanze, tutti i vuoti e le lacune che una famiglia non unita e non “vera” alimenta. Questa è una storia dolorosa, forte, drammatica ma scritta con un tocco poetico che accompagna il lettore e gli regala la piena sensazione del miele e dell’amarezza.
La storia é divisa in capitoli ed ogni capitolo é battezzato con il nome del personaggio che in quel momento racconta la sua versione dei fatti.
Tahar Ben Jelloun è molto abile a scrivere delle brutture della vita in modo maestro senza mai scadere nella enfatizzazione del dolore né senza mai scadere nella caratterizzazione di certi personaggi.
La sua penna, abilissima, conquista.

Consigliato.

©Maria Elena Bianco

Le recensioni presenti in “Le frasi più belle dei Libri…” esprimono le opinioni personali del recensore. Ti suggeriamo di leggere i libri che ti proponiamo, a prescindere dal giudizio da noi espresso. Qualora volessi esprimere la tua opinione invia commenti o recensioni tramite il modulo presente nel nostro sito web.