FRASI
“Si rese conto che i sogni, per quanto semplici, hanno bisogno di essere accuditi, fatti fiorire, non si possono affrontare con leggerezza, senza alcuna preparazione.”
Matteo Bussola, Il rosmarino non capisce l’inverno
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Ci sono giorni in cui penso che stiamo insieme per proteggerci a vicenda, ciascuno custode del limite o delle scelte dell’altro. Ci teniamo reciprocamente al sicuro. Non è questo, In fondo l’amore?”
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È solo che, magari, ogni tanto, ci illudiamo di salvare chi amiamo provando a salvare qualcun altro che ce lo ricorda, tutto qui. Ma le persone perdute restano perdute. E noi restiamo noi, disperati e alla ricerca di un’infinita redenzione, di una felicità uguale a quella di prima. Che non arriverà.
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Forse la rabbia non è l’unica gabbia dentro la quale si può rimanere prigionieri. Il senso di responsabilità, il timore di deludere o ferire chi ci ama, possono essere anche peggio.
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Sei una guerriera” […] Sono una guerriera per lei, lascio che lo pensi perché pensarlo la fa stare meglio. Le serve per superare la sua paura […]. La verità è che nella malattia non ci sono guerre da vincere, ci sono solo persone che fanno di tutto per restare vive – dove «restare vive» non significa solo tornare in salute. C’è chi guarisce e c’è chi, purtroppo, non ce la fa. Quelli che guariscono non hanno vinto, quelli che non guariscono non hanno perso. Nell’innocenza del nostro desiderio di incoraggiare, bisognerebbe badare un po’ di più alle parole.
Se non sopravvivi a una malattia non significa che non sei stato abbastanza guerriero, o che hai combattuto di meno. Chi ce la fa, a volte, ha solo avuto più fortuna. E bisognerebbe lasciare il sacrosanto diritto, a un malato, di sentirsi fragile, debole, sconfitto o incazzato. Bisognerebbe evitare di caricargli, oltre al peso della malattia, quello del dover guarire per non deludere le persone a lui care, che gli dicono «forza, sei un guerriero, ce la fai».
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Ma per una mamma i figli non crescono mai, neanche se sono alti come pertiche, perfino quando hanno figli anche loro…
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La vita di chi resta, alla fine, non è che questo. Un insieme di «non».
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Si può fare una pausa dall’amore per una persona?
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Quand’è che le parole d’amore diventano di seconda mano? Dopo essere state usate quante volte, ascoltate da quante orecchie? Da quante persone differenti?
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Matteo Bussola, Il rosmarino non capisce l’inverno – Ed. Einaudi