“Il volo del nibbio” – Marco Maria Capponi

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AUTORE: Marco Maria Capponi
TITOLO: “Il volo del nibbio”
EDITORE: 0111edizioni
GENERE: Fantasy

TRAMA

Nilats è un giovane soldato di Capitale Ovest, città-fortezza governata dal misterioso Supremo, dittatore sanguinario col potere di vita e di morte su tutti i suoi sudditi. Nike è una diciassettenne ribelle di Edenia, metropoli sfavillante in cui esiste una sola legge, che impone alla popolazione due ore quotidiane di acquisti in giganteschi ipermercati. A dividere le due città, c’è soltanto una sottile e arida area smilitarizzata.

Proprio lì, in un’afosa domenica di luglio, i due si vedono per la prima volta. Lui deve rimuovere degli ordigni. Lei, stanca della superficialità del suo mondo, si vuole togliere la vita. Questo primo, rocambolesco incontro, è all’origine di un amore profondo, destinato a intrecciarsi ben presto con le drammatiche vicende dei loro mondi, così vicini eppure così tremendamente lontani.


RECENSIONI

Il Volo del nibbio è un romanzo fantapolitico del giovane autore Marco Capponi. La storia d’amore tra il giovane soldato Nilats e la ribelle Nike si interseca nelle vicende politiche delle loro città, in perenne contrasto tra loro, ma divise da un’area smilitarizzata, terreno d’incontro per i due ragazzi, e per le loro anime anticonformiste. Le due città, un tempo unite in un’unica entità, sono state spartite tra due grandi potenze dalle ideologie contrapposte, l’una di stampo comunista, l’altra capitalista. Vi dice qualcosa? Ora, dato per assodato che il genere di fantapolitica è un filone narrativo nel quale ci viene narrata e deve essere messa in scena una “situazione politica ipotetica”, possiamo dire che l’autore in questo non ha centrato il punto. Se per ipotetico intendiamo un semplice switch di termini, dove ciò che nella nostra realtà e storia è ovest, nel libro diventa est e viceversa, ci troviamo in una Berlino postbellica, in un futuro in cui la politica capitalistica americana e quella comunista russa è ormai esasperata. Termini come “compagno”, “propaganda”, “consumo” sono alla base del libro. Persino la bandiera della capitale comunista è rossa! Chiara l’intenzione di denuncia dell’autore verso la direzione che il nostro mondo politico ed economico sta prendendo. Ma pecca di originalità. Anche a livello drammaturgico, alcuni personaggi sono poco chiari e non delineati.

Non mancano spunti di riflessione all’interno del testo; l’idea che entrambe le ideologie, anche se così opposte, hanno come medesimo obiettivo la privazione prima del pensiero e poi della libertà. Capitale Ovest, con i suoi riti, le marce, le adunate, controlla scrupolosamente ogni aspetto della vita delle persone. Dal combinare matrimoni, il cui unico scopo e la procreazione di figli che però devono essere prima di tutto figli del Partito, alle purghe cicliche, alle quali nemmeno gli innocenti si ribellano. Nella capitale Est, dove sembra ci sia una maggiore considerazione dei bisogni dell’individuo, si attua una subdola azione di manipolazione del pensiero, creando bisogni inutili, dove il diverso è catalogato come pazzo, al fine di dare origine ad una popolazione omologata e quindi facilmente controllabile.

È appunto l’omologazione un altro tema centrale del romanzo. Solo Nilats e Nike hanno dei nomi propri. Durante il racconto Nike stessa incontra diversi personaggi che non hanno un nome, ma a definirli sono ciò che fanno, per le loro “funzioni”. Tema interessante e che avrebbe meritato un maggiore studio ed approfondimento. Anche nel mondo di Nilats i nomi sono superflui, laddove l’unica caratteristica è essere tutti “compagni”. Merito dell’autore è sicuramente l’uso di un linguaggio semplice e diretto, laddove i concetti nascosti sono più complessi. Le critiche e le idee dell’autore hanno dietro uno studio non superficiale, ma forse è proprio questa la pecca, laddove le ispirazioni dovrebbero emergere come la punta di un iceberg, in questo romanzo è tutto troppo palese.

 

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