AUTORE: Nunzia Volpe
TITOLO: La bambina che parlava alla luna
EDITORE: IoScrittore
GENERE: Narrativa
TRAMA
Un romanzo corale forte e commovente, che ci restituisce appieno la vita del mondo contadino prima che la catastrofe della Seconda Guerra mondiale ne sconvolgesse per sempre la pacifica esistenza. Un romanzo che chiede di non dimenticare mai l’essenza dell’uomo: quel qualcosa di imprescindibile e di eterno che anche di fronte alla violenza e alla crudeltà degli eventi ci permette di non abbandonare la luce della speranza.
RECENSIONI
Novembre, anni ‘30. Siamo in Toscana, all’alba di una mattina come tante altre Mauro inforca la sua bicicletta, insieme a suo figlio Antonio e si apprestano a cominciare una nuova giornata di lavoro nei campi di Guido Gervasi, classico borghese di provincia, detestato da tutti ma che dona lavoro permettendo agli uomini di Orcignano di tirare avanti. Perché Ca’ Rosetta, proprietà dei Gervasi, è uno dei capisaldi della piccola comunità, fondata principalmente sul lavoro nei campi, sulla raccolta delle olive.
Per Antonio, Guido Gervasi è solo il padre di Rosa, poco più grande di lui e compagna fedele di giochi e corse a perdifiato nelle stradicciole del paese. Un affetto acerbo e sincero li lega l’uno all’altro, incurante delle differenze sociali.
Per Mauro invece la figura del Gervasi è contorta, gli provoca fastidio, un rancore vecchio di diversi anni che affonda le radici in un fatto di sangue di cui il Gervasi era fin troppo informato.
Gli anni che verranno, così difficili, coinvolgeranno anche la tranquilla comunità di Orcignano, a partire dal 1938, 9 Maggio, quando il Duce porterà Hitler nella magnifica Firenze, addobbata per l’occasione e i Gervasi saranno lì, a celebrare ed acclamare i due gerarchi. Si formeranno, in modo fisiologico, anche nella piccola Orcignano, due linee ben contrapposte, per quanto celate: chi sta col regime e chi del regime ha paura, perché teme quel “piede straniero sopra il cuore”, che poi così straniero non è.
Mauro, uno dei pochi uomini rimasti in paese dopo lo scoppio della guerra, si ritroverà insieme agli altri abitanti a razionare il cibo, ad avere squadriglie di camice nere che circolano per il paese.
Nel 1944, in una mattina come tante di duro lavoro nei campi, Rosa, ormai divenuta la maestra della scuola del paese, impegnata ad accogliere chi fugge dalle città distrutte dai bombardamenti, corre da Antonio e gli dice di rientrare subito a casa: i tedeschi stanno saccheggiando ogni singola abitazione dei paesi limitrofi in cerca del nuovo “nemico”: i partigiani. E Orcignano non sarà risparmiata.
Si cerca di mettere in salvo i bambini, gli uomini scappano per le montagne cercando un posto in cui nascondersi. Ma niente sarà ben nascosto davanti alla furia omicida di uomini che si crederanno Dio, capaci di decidere chi far morire e chi risparmiare. La terra giovane e feconda di Orcignano verrà violentata, saranno sradicate giovani vite in cerca di un nemico contro cui scagliarsi. E i tanti abitanti di Orcignano si stringeranno l’uno accanto all’altro. Eccetto uno. Che tra i fumi dei mille fuochi appiccati apparirà nella piazza del paese con quella divisa sporca del sangue dei suoi stessi fratelli.
“La bambina che parlava alla luna” è un romanzo storico molto forte. In modo coinvolgente racconta la triste storia del paesino di Orcignano che, come tanti altri in Italia, venne distrutto dalla furia del regime; riporta un grido di dolore che ancora risuona per quella profonda ferita ancora sanguinante. Ciò che spicca particolarmente in questo romanzo è l’atto del tradimento, perpetuato innumerevoli volte da uno dei personaggi. Un animo subdolo e viscido viene descritto da Nunzia Volpe, che pur di proteggere sé stesso è disposto a dare in pasto a belve inferocite la sua stessa terra, il suo stesso sangue. E a questo, come in un’eterna sfida, si contrappone la speranza, il senso di comunità, l’amore. In ogni sua forma. Amore capace di resistere alla distruzione più totale. Amore che ritorna nel campo di battaglia e, conscio del dolore, resta l’orgoglioso vincitore.
[©Martina Caruso per Le frasi più belle dei Libri…]