“La misura eroica” – Andrea Marcolongo

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AUTORE: Andrea Marcolongo
TITOLO: La misura eroica
GENERE: Storico
DATA USCITA: 6/03/2018
EDITORE: Mondadori

TRAMA – La misura eroica

Giasone è solo un ragazzo quando, inesperto del mare e della vita, insieme ai compagni Argonauti salpa con la nave Argo, la prima costruita da mano umana, verso la remota Colchide alla ricerca del leggendario vello d’oro. Per poi, vittorioso, fare ritorno con l’amata Medea nell’Ellade, fra le paure, le tentazioni e le insidie proprie di ogni lunga navigazione in mare aperto.

Quella narrata da Apollonio Rodio nelle Argonautiche, e ripresa da Andrea Marcolongo in queste pagine, è la storia universale e sempre attuale del delicato passaggio all’età adulta di un ragazzo e una ragazza, che trovano la “misura eroica” attraverso il viaggio e l’amore. Ed è il racconto della difficile arte di partire, abbandonando la terraferma e varcando quel confine che siamo chiamati a superare ogni volta che qualcosa di potente ci accade e ci cambia per sempre.

Per diventare grandi, non importa quanti anni si abbiano. Poiché, però, prendere il mare significa esporsi al pericolo di naufragare, ai versi del capolavoro della poesia ellenistica l’autrice affianca, in una sorta di controcanto, la prosa disadorna ma pregnante di How to Abandon Ship – Come abbandonare una nave – un manuale inglese del 1942 che qui, a dispetto del titolo, non rappresenta un manuale di fuga, ma un compendio di strategie per resistere e superare i naufragi della vita.

Dopo “La lingua geniale”, in cui ha mostrato quanto profonde siano le tracce lasciate dal mondo greco nella nostra contemporaneità, Andrea Marcolongo torna a scrivere per raccontare il suo personale viaggio verso quella agognata Itaca che è per tutti l’età.

FRASI

“È nella fatica, nella sofferenza che l’essere umano matura la conoscenza di se stesso, e delle sue possibilità.”

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“Grazie alle nostre parole veniamo al mondo-reali!”

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“Gli antichi sapevano che l’amore richiede forza per essere scelto, ma tenerezza per essere vissuto.”

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“Abitare non è più concesso all’orfano, non avendo più luogo né persona dove continuare a tornare. Può risiedere. Alloggiare, soggiornare. Ma abitare, mai più.”
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≪Hai tanti pesi sul cuore≫ ha detto
≪E come si fa a diventare leggeri?≫ ho subito chiesto.
Una sola parola mi ha risposto, una parola che ha un suono bellissimo, ma che di fatto è un gerundio tassativo, di quelli che non ammettono repliche:
≪Amando≫


RECENSIONI

“La misura eroica” è il secondo libro della giovane scrittrice Andrea Marcolongo; il primo, “La lingua geniale” è stato un successo editoriale. Il mondo greco che diventa contemporaneo, in un’epoca in cui si mette in dubbio l’utilità delle “lingue morte”. Il libro racconta l’avventura degli Argonauti, guidati dal giovane Giasone, alla ricerca del Vello d’oro.

Dei ragazzi, non ancora uomini, che salgono sulla prima nave mai costruita, intraprendendo un viaggio verso l’ignoto. Nessuno li obbliga, se non il loro onore, e quel senso di rispetto verso quelli che sono i loro valori. Molti sono gli ostacoli, e giunti nella terra del vello, nel momento in cui tutto sembra perduto, Medea, la giovane figlia del re, arriverà in loro soccorso.

L’amore, che rende possibile l’impossibile. Si potrebbe credere che vi abbia anticipato tutto il libro, perciò a che pro leggerlo. La storia narrata da Apollonio Rodio nelle Argonautiche è oggi accessibile a tutti, nessuno spoiler. E non è l’unica storia che è contenuta nel testo; l’esergo di ogni capitolo è tratto da un piccolo manuale del 1942, How to Abandon Ship, trovato per caso dall’autrice e che spiega la difficile arte di sopravvivere ad un naufragio.

Non farsi sopraffare, affrontare un’avversità e abbandonare la nave solo per salvare la propria vita. “La misura eroica” è la storia di chi ha rischiato, senza piani B, di chi è disposto a superare i proprio limiti, di chi è disposto a cambiare, anche se è l’azione più difficile al mondo.

In un’intervista, Andrea Marcolongo ha sostenuto che “il modo migliore per conoscersi davvero sia osservare, da dentro, come ci comportiamo quando siamo assolutamente liberi di scegliere”.

Questo è il nocciolo del suo nuovo romanzo. La libertà di decidere, anche quando sembra che sia il mondo a farlo per noi, con le sue ingerenze e i suoi imprevisti. Ascoltarsi, se necessario anche fermarsi, setacciare i nostri pensieri e i nostri desideri e scegliere chi essere.

Non è facile, come sottolinea l’autrice, perché viviamo avvolti in una coltre d’ansia, dove ogni deviazione dal sentiero tracciato viene vissuta con patema e angoscia. Temiamo il fallimento, come un’onta indelebile, una macchia violacea sul viso che ci marchia come perdenti.

Abbiamo dimenticato che esso fa parte del gioco, che la sfida è proprio andare avanti, anche contro i pronostici. Fallire è doloroso, e piuttosto che ammetterlo, ci pariamo dietro l’arroganza di non essere mai noi in fallo. L’errore, se non accettato, logora l’individuo dall’interno.

Le sfide ci fanno paura, pensiamo che la felicità sia la quiete. Ma quello è il relax della vacanza, la vera gioia è quella che ci fa camminare avanti. Restiamo intorpiditi. Perché è più facile criticare gli altri, che guardare e scoprire chi siamo noi in realtà. La felicità non è la condizione in cui i problemi non esistono, ma “è l’energia di agire, la gioia di fare”, anche quando fuori tutto impazza.

Pur di non cambiare, ci accontentiamo, abbassiamo gli standard, sulla vita, sugli affetti, su di noi. Quella della Marcolongo è una narrazione del mondo odierno, non solo attraverso il viaggio degli argonauti, ma anche attraverso il viaggio dell’autrice stessa, che si racconta nelle righe, scoprendo la sua fragilità, quando non aveva parole da dire. Nel leggere il libro ho ri-scoperto parole il cui significato è stato dimenticato. Mi ha colpito l’analisi della parola critica, oggi vista nella sua sola accezione negativa.
Tu critichi! E risuona come un rimprovero, invece di essere visto per ciò che è, cioè una divisione ed analisi delle idee per poter effettuare una migliore scelta; per prendere la migliore decisione. Andare oltre il politicamente corretto, e cercare di essere obiettivi.

Dire le parole giuste vuol dire esprimere quello che si prova, quella che è la nostra essenza. E per farlo è necessario ascoltarci. Sappiamo dove stiamo andando? Stiamo vivendo o fluttuiamo nell’attesa? Gli argonauti erano solo dei ragazzi, eppure non si sono tirati indietro e sono diventati eroi. E la stessa Medea ha avuto il coraggio di allontanarsi dalla sua terra, per diventare donna.

L’autrice sottolinea la trasformazione, a cui ognuno di noi può tendere; eroe è chi sa ascoltarsi e non tradirsi mai. Falliamo solo quando andiamo contro noi stessi, per seguire i desideri degli altri. Se perdiamo il rispetto verso noi stessi, allora sì che avremo fallito. Da qui il titolo, “La misura eroica”, cioè la misura umana, poiché l’eroe è l’uomo capace di restare fedele a se stesso, accettando le sfide.

©Gaia Del Riccio

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