Libro candidato al Premio Strega 2021
AUTORE: Patrizia Busacca
TITOLO: Madri gotiche
EDITORE: Linea Edizioni
GENERE: Narrativa
TRAMA
“Sono nata guerriera, ma non sapevo a quale esercito appartenessi. Poi, il 3 settembre del 2007, mi sono risvegliata dall’anestesia e ho preso atto, nella maniera più brutale, che la felicità è qui e ora. Aspettiamo, aspettiamo con ansia che qualcosa accada e poi comprendiamo che il meglio è già passato e non ce ne siamo accorti. Ma io non posso permettermi che vada così, perché ho una probabile scadenza e devo far girare le cose. Non ho paura per me: so che sto dando il massimo per affrontare questa battaglia che non ho chiesto di combattere. Vivrò al meglio quel che resta del giorno. Dopo sarà quel che sarà. Guardo avanti e guardo indietro e visto che si sono presi poco cura di me nella mia infanzia, ho deciso di prendermi cura di una zia malata nel corpo e nella mente, anche se non so bene cosa fare per lei. Intendo raccontare la sua storia e la mia”.
RECENSIONI
Fulminante crossover tra inchiesta, autobiografia, testamento esistenziale e satira sociale. Se volete leggere un raro esempio di libro non costruito a tavolino, ma nato da una vita vera e vibrante, leggete questo.
Patrizia Busacca, morta nel 2019, racconta l’odissea della sua malattia intrecciandola con un’inchiesta (vera) sul destino atroce della zia Lidia, rinchiusa ancora quindicenne in un istituto psichiatrico romano, il famigerato Santa Maria della Pietà.
La nostra autrice-eroina lotta per capire chi e cosa ha condannato Lidia ad abbandono e solitudine: recupera le cartelle cliniche, interroga i parenti, le infermiere, ricostruisce gli scenari. Soprattutto va a trovare la povera Lidia, ormai quasi spenta, e a darle affetto.
Un ruolo importante è svolto dai flash back e retroscena sulla famiglia: zii, nonni, cugini, con divorzi a raffica e relazioni difficili senza lieto fine, dove manca soprattutto la capacità di perdonarsi a vicenda. Intanto Patrizia lotta contro il tumore che l’ha colta a tradimento proprio mentre aveva cominciato a scrivere di Lidia: le tocca farsi operare e medicalizzare senza poter mollare un centimetro in famiglia, sul lavoro (da cui la butteranno fuori perché rifiuta di far licenziare ingiustamente due colleghi), nell’educazione del figlio maschio, nella reinvenzione di un futuro e di un lavoro (architetto d’interni) dopo l’uscita dal giornalismo televisivo. I capitoli alternano l’inchiesta sul destino di Lidia, condannata alla solitudine e al martirio dall’omertà dei parenti (ma anche da una società molto meno inclusiva di oggi) alla narrazione del percorso a ostacoli della schietta, combattiva, scoppiettante, commovente Patrizia, e delle molte macerie che le ha lasciato nel cuore la famiglia di provenienza.
Leggendo Patrizia Busacca si imparano tante cose. A me è rimasto impresso vedere com’era a volte tignosa e conflittuale anche l’Italietta semplice e paesana dagli anni Trenta ai Cinquanta. La gente era purtroppo molto meno ‘de core’ di quello che crediamo oggi: l’uomo lotta da sempre contro gli stessi difetti.
Una donna tosta, la protagonista, una che non fa sconti neppure a se stessa, e adorabilmente testarda. Alla fine l’atea Patrizia, guarda un po’, ha uno scambio di lettere con papa Francesco, che ritorna poi in un sogno – forse decisivo – dove le si rivela il lato splendente della sua eterna luna nera. Alla fine comincia a perdonare gli errori altrui (della madre in primis), e andando verso la morte confessa: «Ho imparato a vivere». Come tutte le opere che racchiudono la storia di un essere umano, Madri gotiche è sanguigno, grezzo e autentico: se ci avesse messo le mani un editor di Mondadori o Rizzoli lo avrebbe guastato. Invece: applauso!
[©M&S]