“Vita mortale e immortale della bambina di Milano” – Domenico Starnone

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AUTORE: Domenico Starnone
TITOLO: Vita mortale e immortale della bambina di Milano
EDITORE: Einaudi
DATA USCITA: 12/10/21
GENERE: Narrativa

TRAMA

Immaginate un bambino sognatore, sempre affacciato alla finestra. La nonna sfaccenda in cucina, e ogni tanto butta un occhio a guardarlo. Lui invece fissa sedotto il balcone del palazzo di fronte, dove la bambina dai capelli neri danza la sua danza temeraria. Per un amore cosí, un ragazzino ardimentoso può spingersi a prodezze estreme, duelli all’ultimo sangue, addirittura a parlare l’italiano. Sarà la nonna – che per lui ha un’adorazione smisurata – a vegliare sulle sue millanterie, seduta nel cantuccio della cucina. Lei non ha dimestichezza con le parole, ma non difetta di fantasia. Quando, forte della sua lunga vedovanza, gli racconta della fossa dei morti, scolpisce immagini indelebili nella mente del nipote. Da bambini si può essere tutto. L’esploratore o il mozzo, il naufrago o «il caubboi», Ettore o Ulisse. Da bambini ci si può innamorare guardando il balcone tutto celeste del palazzo davanti, o credere di aver trovato la fossa dei morti proprio dietro l’aiuola del cortile, da dove si sentono salire inequivocabili tonfi sinistri.

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Un libro irresistibile, tagliente come le spade della fantasia nascoste sotto il letto, prezioso come un gioiello di famiglia, in cui la scoperta dell’amore e la scoperta della morte si inseguono segnando la fine dell’infanzia. O, chissà, prolungandola al punto che ci si attarda nei giochi e, come teme la nonna, non si cresce piú.


RECENSIONI

Con la sua sparizione dal mondo persi inequivocabilmente la spinta a fare grandi cose e persino quando, decenni dopo, tornai a scribacchiare, lo feci con una passione senza pretese, sapendo ormai che quel poco di veramente vivo che facciamo vivendo resta fuori dalla scrittura, i segni sono costituzionalmente insufficienti, oscillano tra commento e sgomento, meno male che è cosí.
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Una bambina si affaccia al balcone e danza e lo fa in un modo così aggraziato e dolce che non rimanerne incantato é impossibile.
Questo é quello che vede e sente lui, Mimí, che guarda quella bambina con adorazione. Mimí è un bambino eppure dentro di lui sente che lei é la donna della sua vita. Per lei farà a duello, per lei nutrirà il sogno di scendere negli inferi o nel mondo dei morti, per adorerà la parola, la sua storia, il suo valore. Per lei si affezionerá ai Miti greci. Di quella bambina, che lui battezza “la bambina di Milano”, non saprà mai nulla eppure quella bambina segnerà la sua vita, per sempre. Mimí cresce, diventa un ragazzo, un uomo, e tutte le scelte che fa o che non fa sono legate a quel sogno. I sogni si sa, portano in alto e talvolta cadere a terra fa male. É vita. A guardare con amore infinito questo piccolo che si affaccia alla vita c’è una nonna meravigliosa, che ama questo nipote più di ogni altra cosa. Tra locuzioni in dialetto e aneddoti della sua vita e dei morti che le sono cari, questa adorabile nonna forgia il suo pupillo.
Il cuore napoletano fa la sua doverosa parte.
Siamo il frutto di quello che hanno seminato dentro e accanto a noi. Il sogno e la morte sono ciò che unisce nonna e nipote. Mimí poi scopre e coltiva una grande passione per la parola, la ama al punto da studiare lettere… lui vuole scrivere. Mimí impara che la lingua non è statica, la lingua si sgretola, e con lei la scrittura, così anche le montagne, i pianeti, le stelle, tutto l’universo. Però all’affidabilità della scrittura lui tiene in modo particolare e scoprire che è fragile e insufficiente lo disorienta, lo mette jn crisi. Mimí non si capacita che l’alfabeto non registra tutti i suoni. Lui sa, immagina la quantità di cose che restano fuori dell’alfabeto. Le parole, i suoni, l’alfabeto sono anche metafora dei sentimenti, delle emozioni, della vita.
Ho iniziato trovando difficoltà ad entrare in empatia con il libro, poi in una pagina ben precisa la svolta: ho colto la poesia.
Mi sono ritrovata catapultata sul mio balcone della casa di Bergamo, alla mia primissima cotta, mi sono tornati in mente tutti quegli amori, vissuti o no, che hanno segnato la mia vita e le mie scelte.
In alcune pagine io ero Mimí, e sua nonna era mia nonna…
Sogno, amore, ricordo, vita, morte.
Starnone ci prende per mano e con una scrittura talvolta poetica ci fa riflettere sulla vita invitandoci a credere che vivere altro non è che camminare, circondati da cose mortali, verso l’ultimo giorno.

Consigliato a chi ama Starnone e a chi ama leggere trovando spunti di riflessione.

©Maria Elena Bianco

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