“L’addio a Saint-Kilda” – Éric Bulliard

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AUTORE: Éric Bulliard
TITOLO: L’addio a Saint-Kilda
GENERE: Narrativa
EDITORE: 21lettere

TRAMA

Il mondo ignorava la loro esistenza. Loro ignoravano l’esistenza del mondo. Fino al XIX secolo sono vissuti nell’autarchia, senza conoscere la scrittura né il denaro, senza gerarchie né leggi. Il primo romanzo di Éric Bulliard ricostruisce le incredibili vicende di questo arcipelago abitato fino al 1930, quando i suoi ultimi trentasei abitanti chiedono di essere evacuati nella vicina Scozia.

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RECENSIONI

Un’isola ai confini del mondo, un popolo dalle abitudini semplici, la forza delle radici. Sono questi gli ingredienti magici grazie ai quali il primo romanzo di Éric Bulliard, storico e giornalista, si è aggiudicato diversi premi letterari.

Probabilmente in pochi conoscono la storia – struggente e affascinante – dell’arcipelago scozzese di Saint Kilda. Eppure vale la pena addentrarsi insieme all’autore in questo racconto, lasciarsi guidare tra le nebbie dell’isola, osservare le scogliere, avvertire il calore del fuoco nelle case mentre fuori imperversa la tempesta e il mare, immenso e sconfinato, non è altro che una barriera naturale destinata a proteggere una vita semplice e senza troppe pretese.
Vale la pena cercare di comprendere un modello di società così diverso dal nostro, così rudimentale eppure così sorprendentemente perfetto.
Ma soprattutto, vale la pena conoscere la storia di un popolo fiero e resiliente come quello che ha abitato l’arcipelago di Saint Kilda.

Abituati alle avversità, agli inverni infiniti e all’isolamento, gli abitanti di Saint Kilda non immaginano altro modo di vivere. Finché un giorno si inizia ad insinuare il dubbio: e se esistesse un’alternativa? Se lontano da lì una nuova vita fosse possibile, magari addirittura migliore?

Ecco che allora alcuni decidono di tentare l’impossibile e salpano per la lontanissima Australia. Nel frattempo, coloro che erano rimasti sull’isola proseguono le loro vite, immutabili e rassicuranti. Finché un nuovo episodio non li turba, spingendoli a riflettere su un dato che sembra tanto certo quanto inimmaginabile: non è più possibile restare.

Dopo una decisione sofferta, l’arcipelago viene evacuato definitivamente nell’Agosto del 1930. Da quel giorno, ogni tradizione viene interrotta, ogni focolare spento per sempre, ogni senso di comunità smarrito.
Non è bastato pensare che, nel corso dei secoli, i loro avi avessero sempre trovato un modo per sopravvivere in quel posto così inospitale. Dire “abbiamo sempre fatto così” non è stato più sufficiente a salvare il loro mondo.

Con una delicatezza estrema, Éric Bulliard ci racconta l’esodo dall’isola. Leggendo il suo romanzo, specie nelle ultime pagine, è come se si potesse osservare davvero l’incedere lento e incerto degli abitanti dell’arcipelago mentre si apprestano a lasciare per sempre le loro case. Ma non solo.

Ciò che rende questo romanzo un’opera veramente imperdibile è la precisione quasi chirurgica con cui l’autore ci fa rivivere la tristezza, la rassegnazione e il senso di colpa di quegli uomini e quelle donne, affranti all’idea di aver tradito le loro origini ma consapevoli, al tempo stesso, di non avere altra scelta.

Perché alla fine, nella loro estrema semplicità, avevano capito che l’alternativa era partire o soccombere. Sotto il freddo degli inverni, sotto i morsi della fame, sotto la carenza di cure e strutture adeguate. In fin dei conti, si saranno chiesti: che senso ha ostinarsi a rimanere nel proprio mondo se questo vuol dire morte certa? Meglio rischiare e soffrire un po’ ma poter sperare in un futuro migliore.
Questo accadeva a Saint Kilda nel 1930.

Ma forse, non era necessario andare così lontano nel tempo e nello spazio per guardare in faccia questo dolore.

[©Antonella Venturi]

 

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