AUTORE: Sara Rattaro
TITOLO: Un uso qualunque di te
EDITORE: Giunti
GENERE: Narrativa
TRAMA
Una famiglia borghese apparentemente serena è quella formata da Viola, Carlo e dalla diciassettenne Luce: grandi occhi spalancati verso il futuro. Distratta madre e moglie, Viola coltiva mille dubbi sul suo presente e troppi rimpianti camuffati da consuetudini. Carlo, invece, è un marito presente e innamorato e la solidità del legame famigliare sembra dipendere soprattutto da lui. È quasi l’alba di una notte di fine primavera quando Viola riceve un messaggio da suo marito che le dice di correre in ospedale. Stava dormendo fuori casa e si deve rivestire in fretta, non c’è tempo per fare congetture, il cellulare ora è scarico e nel messaggio non si dice a quale ospedale debba andare né cosa sia successo. Una corsa disperata contro il tempo, i sensi di colpa e le inquietudini che da anni le vivono dentro. Fino al drammatico faccia a faccia con il chirurgo le cui parole porteranno a galla un segreto seppellito per anni e daranno una sterzata definitiva al corso della sua esistenza.
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RECENSIONI
Penso che di questo libro ormai sia stato detto tutto e il contrario di tutto. Ho letto commenti con superlativi assoluti, positivi e dispregiativi. Il personaggio di Viola forse, mi pare di intuire, non piace molto. Tutti fanno il tifo per Carlo. Si potrebbe chiudere la faccenda con un “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”. Troppo facile. Troppo sbrigativo. Troppo ovvio. Con sincerità: il romanzo non mi ha fatto impazzire. Ma è scritto benissimo. Ti costringe a stare incollato alle pagine. In due ore l’ho finito. La storia è una di tante, qualcuno l’ha definita persino banale. Cosa mi ha tenuto allora così attenta? Così coinvolta? Ciò che nel libro regala spessore alla storia, ed è proprio Viola. Che è quello che è, inutile ripetersi. Fragile, continua a sbagliare. Perde sè stessa e non si ritrova. Vuole amare e non riesce. Tranne quando è necessario mettere la propria vita, la propria natura ,dopo. Dopo gli altri. Qui si rivela per ciò che realmente è stata, dimenticandosi, e ciò che è. Ancora. L’infelicità offusca la vista e la vita. Bisogna pulire gli occhiali e gli occhi e il cuore in continuazione per non perdersi nella nebbia.
[©Paola Sanna]