“Finchè ci sono stelle da contare” – Maria Martínez

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ci sono stelle

AUTORE: Maria Martínez
TITOLO: Finchè ci sono stelle da contare
TRADUTTORE: Andrea Bigliardi
EDITORE: Corbaccio
DATA USCITA: 09/01/2024
GENERE: Narrativa

TRAMA – Finchè ci sono stelle da contare

Fin da bambina Maya si è sacrificata anima e corpo per il balletto. È una giovane promessa della Compañía Nacional de Danza di Madrid e gli impresari più prestigiosi hanno scommesso su di lei.

Ma un incidente mette bruscamente fine ai suoi sogni: Maya non potrà mai più ballare. Il suo compagno, nel lavoro e nella vita, la tradisce. Il mondo le crolla addosso: la nonna Olga, che sulla nipote proietta tutte le ambizioni frustrate che non ha visto realizzarsi nella figlia, la caccia di casa ritenendola responsabile della sua disgrazia.

E così Maya, senza più una prospettiva certa e lontana dalla madre, che si è separata e si è rifatta una famiglia in un’altra città, decide di andare alla ricerca di suo padre, che non ha mai conosciuto. L’unico indizio per trovarlo: una foto.

Un luogo: Sorrento. Maya parte per un lungo viaggio di scoperta, di ricordi, di orizzonti inaspettati.

FRASI

Iniziare da capo quando le ferite sono ancora aperte e le parole bruciano, quando gli errori pesano e la parola fiducia non è che un insieme di sillabe è molto pericoloso.

I problemi non svaniscono se si guarda da un’altra parte. Gli sbagli non si cancellano con la gomma. Il rancore che si cova non lascia spazi vuoti e finisce per traboccare. Anche se a volte non succede, il che è ancora peggio. Ci si consegna all’inerzia.

Si chiudono gli occhi, ci si tappa le orecchie e ci si morde la lingua, fino a dimenticarsi come si vive, fino a diluirsi come nebbia al vento. Finché la vita smette di appartenerci e la dirigono altri. Ed è allora che si scompare.

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Le persone non sono altro che un mucchio di segreti impilati l’uno sull’altro. Pensieri occulti, sepolti nei loro cuori, che si ha una paura folle di condividere. Però si spera sempre che il prossimo creda in noi ciecamente; come in un atto di fede, un salto nel vuoto.

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«Tutti si meritano un posto in cui stare bene, no? Persone di cui fidarsi, a cui raccontare le proprie paure e le proprie speranze. Tutti ci meritiamo qualcuno che ci guardi negli occhi e ci dica che andiamo bene così come siamo. Che siamo importanti.»

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«Dicono che il passato sia fatto di ricordi e che il futuro nasca dai sogni. Ciò che è successo non si può cambiare e starci male è una perdita di tempo. Nessuno sa quello che ci aspetta. Nessuno, te lo assicuro» sussurrò all’improvviso. Inclinai la testa e lo guardai. «E il presente?» Sorrise a sé stesso.

«Il presente è fatto di istanti, Maya. Concentrati sui momenti, sulle piccole cose quotidiane, e vivile con il cuore. Sogna il domani e non nasconderti dal passato. Perché, ripeto: siamo fatti di ricordi, mia cara. È quello che siamo.»

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Mi piace pensare che siamo come un puzzle dentro una scatola. Un sacco di pezzi in attesa che arrivi qualcuno che ci aiuti a metterli insieme. Qualcuno che ci muova, ci giri e ci rigiri, finché non troviamo quella posizione che ci permette di creare immagini nuove. Qualcuno capace di modellare nuovi pezzi per rimpiazzare quelli persi.

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Perché ci sono treni che passano solo una volta e non tornano più. E ci sali senza dubitare, anche se sai che andrai a sbattere. Perché è più facile continuare a vivere con la certezza del passato che con l’incertezza del futuro. Ecco la verità.

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Ma non si può aggiustare sempre tutto, men che meno le persone. Un’anima rotta non è fatta di pezzi che si possono rincollare insieme. È come l’acqua che ti scorre tra le dita. È come la cenere dopo che il fuoco si è spento e che vola via con un piccolo soffio di vento. Come un cubetto di ghiaccio sotto il sole. Si scioglie, inesorabilmente.


RECENSIONI

Maya è una ballerina professionista, davanti a lei si prospetta una carriera magnifica, quando un terribile incidente distrugge anni e anni di sacrifici e sogni. La diagnosi è certa, la sua gamba non può più sostenere quello stile di vita.

Tutto ciò che finora era stato costruito, un futuro già deciso, con percorsi tracciati, non esiste più. Ma l’amarezza più grande non è quella di Maya, ma di sua nonna Olga.

Anche lei ballerina promettente che, però, non è riuscita a farsi notare abbastanza da solcare quei grandi palchi che erano ormai una certezza per Maya. È all’ombra di tutto questo che Maya è stata cresciuta.

Col peso di dover realizzare il sogno di quella nonna dispostica e fredda, che si è presa cura di lei quando la madre l’ha abbandonata. E di colpo, quando tutto è stato distrutto, Maya realizza che quella che lei definiva famiglia non esiste, non c’è bene o affetto nella sua vita.

I suoi nonni andranno a vivere altrove e lei non è invitata a seguirli, il suo fidanzato l’ha appena tradita, sua madre non risponde, suo padre (per quanto ne sa) non esiste.
Ma quando, in cantina, ritrova una fotografia di sua madre insieme ad un ragazzo a cui lei somiglia incredibilmente, in Maya si riaccende qualcosa. Quell’uomo potrebbe essere tutto ciò che le resta in questo mondo.

È con questo spirito che Maya prende il primo aereo e vola diretta in Italia.
Ma certe cose succedono solo nei film, Maya lo sa. Nella vita reale tutto è lotta, dolore, sacrificio.
È vedersi tranciare di netto le ali, con la possibilità che queste non ricrescano mai più.
È volare tanto alto da toccare le stelle e poi finire giù, nella gola più profonda del mondo.
È capire che tutta questa vita può essere equilibrata solo dall’amore.
Finché ci sono stelle da contare è un libro-coccola.

È una di quelle storie che si leggono tutte d’un fiato con la necessità di sapere cos’altro può ancora succedere ai nostri protagonisti.

È travolgente come i profumi di Sorrento, che fa da sfondo alla storia di Maya.
È una storia di ricostruzione e rinascita, di sogni infranti, di mancanze, ma soprattutto di amore in ogni sua forma e aspetto.

©Martina Caruso per Le frasi più belle dei Libri…

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