“Lux” – Eleonora Marangoni

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Lux

AUTORE: Eleonora Marangoni
TITOLO: Lux
EDITORE: Neri Pozza
GENERE: Narrativa

TRAMA – Lux

Ci sono molti modi di trasformare qualcuno in un fantasma, e Thomas Edwards si è scelto il suo.

La sua vita non ha proprio niente che non va: Tom è un giovane italoinglese di buona famiglia, che abita a Londra e viaggia spesso per lavoro. Architetto, gestisce con successo uno studio di light design, e da quasi un anno fa coppia fissa con Ottie Davis, una chef in carriera con un figlio di sette anni, Martin.

Ma Thomas abita il mondo solo in superficie: schivo e in parte irrisolto, lascia che la vita scorra senza pensarci troppo; il suo ricordo di un amore finito, quello per Sophie Selwood, è una presenza costante e tangibile, che illumina gli eventi e le cose che lo circondano, e ci racconta di come l’amore, o il ricordo dell’amore, possano trasformarsi in una composta e implacabile ossessione.

Una strana eredità da parte di un eccentrico zio costringe Thomas a uscire dalla quotidianità.

Un viaggio verso un’isola del sud Italia, un albergo affascinante e malandato e un fine settimana imprevisto – in compagnia della gente del posto e degli altri forestieri giunti a loro volta sull’isola – saranno l’occasione perfetta per sparigliare le carte, guardare le cose da un altro punto di vista e fare finalmente i conti con il passato, questo animale saggio e al contempo grottesco che sembra sempre volerci indicare la strada.

FRASI

Sai, dicono sempre che l’amore fa male quando se ne va. Io ho l’impressione che la vera tragedia è l’amore quando resta.

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Forse non era una ragazza complicata […]. Forse era solo tante ragazze semplici tutte insieme. Doveva essere così, solo che nessuno se ne accorgeva. […] Neppure lei.

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“Com’è che si dice in questi casi: ce l’ha un nome?”
“Sophie” rispose Tom. Non pronunciava quel nome da chissà quanto tempo, e scandire quelle due sillabe gli diede l’impressione di aver pronunciato un segreto nel cuore della notte.”

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Se nel giardino oggi crescono di nuovo le more é perché anche i rovi, da loro, si sono lasciati cambiare.

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“Avrebbe voluto chiedergli […] cosa significa amare perdutamente qualcuno. Lui stesso continuava a ripeterselo nella testa da anni, ma sapeva cosa voleva dire quel “perdutamente”? Che amiamo qualcuno anche se lo si è perso? Che per continuare ad amare dobbiamo perdere qualcos’altro? Che perderemmo tutto il resto pur di non perdere quello che amiamo? Che il nostro è un modo di amare da sconfitti? O che vinceremo comunque, proprio perché amiamo, solo perché amiamo, senza aspettarsi nulla in cambio?”


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