“Storia di mia vita” – Janek Gorczyca

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AUTORE: Janek Gorczyca
TITOLO: Storia di mia vita
EDITORE: Sellerio
DATA USCITA: 28/05/2024
GENERE: Narrativa

TRAMA – Storia di mia vita

Tutto comincia nell’ottobre del 1998 e prosegue fino a oggi, in bilico tra vittorie e cadute, espedienti e fatica. Una vita sempre piena di speranza, di amicizia e d’amore, ma anche di violenza e oscurità. Janek è arrivato nel 1992, poteva andare in Finlandia ma ha scelto l’Italia e non è più ripartito.

Non ha mai una casa fissa, dorme tra le strade di Roma ovunque sia possibile, edifici occupati, marciapiedi davanti ai negozi, cartoni stesi in terra sotto un balcone che ripara dalla pioggia. Si può definire Janek in molti modi, barbone, clochard, homeless, senza fissa dimora, vagabondo, ma è tutto e il contrario di tutto.

Parla diverse lingue, è un ottimo fabbro e il lavoro non gli manca, ha una compagna, un cane, è giunto in Italia dopo essere stato in Afghanistan, aver vissuto la caduta dell’impero sovietico, le lotte per la nascita della nuova Polonia.

Racconta ogni cosa, Janek, in una lingua non sua, nell’italiano appreso in strada e tra la gente, affinato nelle trattative quotidiane, nelle schermaglie con le forze dell’ordine, nelle discussioni con i medici degli ospedali, nelle notti passate tra amici e nemici di ogni provenienza, accanto a cittadini che lo aiutano con affetto oppure lo considerano una minaccia per il decoro delle loro esistenze.

La sua è una scrittura dal ritmo unico, che quasi mai abbellisce o edulcora i fatti. Sta sempre incollata alla verità, persino quando, per il dolore o la vergogna, sarebbe meglio smettere di raccontare.

Janek vive a Roma attraversandola di continuo, instancabilmente, per andare al lavoro, per assistere una persona malata, chiedere un documento in questura, risolvere una situazione inattesa. Non sempre riesce a mangiare, spesso beve, ed è quanto basta. In ogni momento può scaturire la paura del fallimento, di un vicolo cieco da cui non c’è ritorno.

Quasi sempre uno scatto della volontà arriva in suo soccorso. Janek raramente ha un sentimento di delusione, di resa, di vittimismo. Lo spingono avanti la curiosità per il mondo, per gli altri esseri umani.

A tratti la malinconia, l’inquietudine, sembra oscurare le sue giornate, ed emerge lo sgomento di scoprirsi capace di brutalità e di sopraffazione. «Qui lo dico chiaro, non sono un eroe, ma la vita per strada è piena di sorprese. Alla fine arriva il giorno del giudizio».

Storia di mia vita

storia di mia vita


RECENSIONI

Questo scrive un alcolista da 50 anni. Qui voglio finire mio racconto, perché ho sofferto troppo.
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Sospiro prima di scrivere di questo libro perché ogni singola parola scritta da questo autore merita un respiro profondo.

In primis devo dire che tutto è scritto di suo pugno in un italiano imparato da tutti coloro che lo hanno incontrato e che hanno avuto a che fare con lui: medici, poliziotti, infermieri, vicini, colleghi, datori di lavoro, barboni. È un italiano vero, di pancia, con l’anima di chi non è nato qui ma impara ad essere italiano tra gli italiani.

Janek Gorczyca scrive la sua storia. La storia di un uomo ribelle e fragile che sceglie di vivere per strada pur lavorando, di far vincere l’alcool pur capendo i danni, di non avere legami eppure cercarli con tutta l’anima, di un uomo che ha visto morte e guerre e che poi dalla Polonia sceglie la vita e arriva a Roma.

Ogni pagina trasuda vita, e la strada si sa educa come nessuno e mostra l’anima in un modo che sbalordisce.
Non sempre in positivo.

Querto è anche un libro su una storia d’amore importante: Marta, nel bene e nel male, è faro, è impegno, è cura, è sostegno, è coccola, è amore.

Nel bene e soprattutto nel male.

Il letto è la totale assenza di staticità.
Il cuscino è il bisogno atavico di ribellione.
La coperta è la storia che ognuno ha sulle spalle.
La luce è la continua sfida con la vita.

La bottiglia sempre vuota è la conferma che siamo lacrime e merda.

È un libro piccolo eppure immenso nella sua ambizione di regalare al lettore una storia vera che non muore con l’ultima pagina, ma continua a sussurrare parole anche dopo.

©Maria Elena Bianco

Storia di mia vita

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