“Aion. Riaffiorare dall’oblio” – Fabio Privitera

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AUTORE: Fabio Privitera
TITOLO: Aion. Riaffiorare dall’oblio
EDITORE: Effetto
GENERE: Fantasy

TRAMA

In una lontana regione dell’universo, nel cuore di una galassia distante miliardi di anni luce da quella che un tempo era la nostra, esistono gli Aion, pianeti tanto peculiari quanto eccezionali. Chiunque si risvegli lì, nel vuoto e nel silenzio assoluto, non possiede né ricordi né coscienza di un prima. Svuotato di una qualunque identità scoprirà di essere un enayòn, un’essenza generata da un embrione sviluppatosi su quel pianeta, copia di un kenayòn, nato e vissuto sull’astro d’origine.

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Ad aiutarlo a uscire dall’iniziale caos e a comprendere la propria natura e il proprio scopo sul pianeta, ci penseranno la guida a lui assegnata e il protocollo da seguire per superare una prova: far attecchire alla sua anima quella appartenuta al corrispettivo kenayòn, riacquistando così la memoria. Questo sarà il punto di partenza di un viaggio che lo porterà a mettersi in discussione, a ridefinire la propria identità oltre che il fine dell’esistenza stessa, e a conoscerne il dolce quanto l’amaro. Questa è la storia del viaggio di uno di loro, di un enayòn umano originario del pianeta Terra.


RECENSIONI

Aion 8903.
Quando il protagonista riprende coscienza di sé, dopo diversi tentativi, si ritrova immerso in un liquido vischioso. Con difficoltà riesce a dare un nome alle cose. È come se fosse appena venuto al mondo, nonostante abbia sentore che non sia così.

Gli si affianca una strana creatura, Chet, un angelo.

Questo, con linguaggio criptico e asettico, gli spiega cos’è questo strano mondo che lo avvolge, dove gli umani convivono con altre specie e tutti sono affiancati da una guida. È un pianeta, similare alla Terra, dove si sviluppa l’altra parte della diade di cui l’uomo è composto; quella parte che non ha vissuto sul pianeta Terra.

Le domande che assillano il protagonista sono infinite, una fra tutte: “Chi sono?”
Con la premura di dare alle cose, ma più che altro a sé stesso, un nome, forzerà gli ingranaggi di questa strana realtà per scoprire che a definirci non è il nome, la descrizione o l’etichetta che ci portiamo addosso, bensì la storia che costruiamo con le nostre azioni.

Solo questa colora la nostra anima e ci rende ciò che siamo.

Sarà pronto l’enayòn a scoprire quella storia tracciata dal kenayòn vissuto sulla Terra e che quindi è anche sua? Riuscirà a far attecchire l’anima a quel corpo o sarà definitivamente perduta nell’oblio?

Un racconto che a tratti sembrerà spirituale, eppure dotato di un realismo ed una concretezza considerevoli. Avvolgente, intrigante. Racconta di qualcosa che non esiste con semplicità e schiettezza. In tutta la storia, è tutto razionale, chiaro e attinente a quanto detto poco prima. Nessuna incrinatura o ammanco.

Ho sempre valutato un libro dalla capacità di rimanermi appiccicato addosso una volta riposto nella libreria, dalla propensione a galleggiarmi tra i pensieri anche nei giorni successivi alla lettura, dal suo farmi riguardare dentro con un altro occhio.

Questo libro fa tutto questo, ma anche altro.
Per giorni ho ripensato ad alcuni avvenimenti della storia mischiandoli alla mia, ha avviato in me un’introspezione.
Fabio Privitera è stato per me, con questo libro, una piacevole scoperta e mi ha lasciato una buona dose di speranza, che non fa mai male. Speranza che esista tutto ciò che lui racconta? Può essere.

[©Martina Caruso per @lefrasipiubelledeilibri]

 
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