“La sovrana lettrice” – Alan Bennett

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AUTORE: Alan Bennett
TITOLO: La sovrana lettrice
TRADUTTORE: Monica Pavani
EDITORE: Adelphi
DATA USCITA: 28/09/11
GENERE: Narrativa

TRAMA – Alan Bennet, La sovrana lettrice – Adelphi

A una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto scambio di idee, la regina d’Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso, nella sua carriera, il minor numero di parole arrischia una domanda del genere, qualcosa deve essere successo.

Qualcosa in effetti è successo, qualcosa di semplice, ma dalle conseguenze incalcolabili: per un puro accidente, la sovrana ha scoperto la lettura di quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali effetti sul suo entourage, sui suoi sudditi, sui servizi di security e soprattutto sui suoi lettori lo scoprirà solo chi arriverà all’ultima pagina, anzi all’ultima riga.

FRASI

“Chissà- disse la Regina allegramente – magari il mio libro potrebbe sconfinare nella letteratura.”
“Avrei detto – fece l’altro – che Sua Maestà fosse al di sopra della letterarura”.
” Al di sopra della letteratura?!? – esclamò lei. – Chi mai potrebbe essere al di sopra della letteratura? Sarebbe come essere al di sopra dell’umanità”.”

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“Stava scoprendo che un libro tira l’altro. Ovunque si voltava si aprivano nuove porte e le giornate erano sempre troppo corte per leggere quanto avrebbe voluto.”

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“Uno dei momenti più elettrizzanti della sua infanzia era stata la notte della vittoria, quando lei e sua sorella era sgattaiolate fuori dei cancelli e si erano mescolate alla folla.

Leggere le dava una sensazione simile: la gioia dell’anonimato, della condivisione, della normalità.

Lei, che aveva vissuto una vita diversa dalle altre, scopriva di avere un estremo bisogno di tutto questo. Fra le pagine e dentro le copertine poteva passare inosservata.

Questi dubbi e interrogativi, però, se li pose solo all’inizio. Una volta preso l’avvio, la voglia di leggere non le sembrò più strana e i libri, a cui si era accostata con tanta cautela, a poco a poco divennero il suo elemento.”

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“Passare il tempo?” esclamò la Regina. ” I libri non sono un passatempo. Parlano di altre vite, di altri mondi. Altro che far passare il tempo, non so cosa darei per averne di più”.”

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“E venne a sapere che mentre Sua Maestà era alla Camera dei Lord, la Sicurezza aveva sguinzagliato i cani poliziotto e le aveva confiscato il libro. Grant riteneva che lo avessero fatto esplodere.
“Esplodere?!?” disse la Regina.
Il giovane, decisamente poco ossequioso, disse che magari la Sicurezza lo aveva scambiato per un ordigno.
E la Regina: “Ma certamente. Perché lo è. Un libro è un ordigno per infiammare l’immaginazione.”

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“La Regina non aveva intenzione di prendere in prestito un altro libro ma trovandosi lì decise che era piu semplice farlo anche se non aveva le idee piu chiare della settimana precedente. La verità era che non aveva nessuna voglia di leggerne un altro. […]
Fu quindi una fortuna che quel giorno le cadesse l’occhio su una ristampa di “Inseguendo l’amore” di Nancy Mitford. […]

Si rivelò un’ottima scelta, a modo suo determinante. Se Sua Maestà si fosse orientata su un altro macigno, per esempio un romanzo giovanile di George Elliot o uno degli ultimi di Henry James, nella sua qualità di novizia avrebbe potuto scoraggiarsi per sempre e la faccenda si sarebbe chiusa lì.

Avrebbe pensato che leggere era un lavoro. Invece, fin dalle prime pagine, il romanzo della Mitford la coinvolse così tanto che quella sera il Duca, passando davanti alla sua stanza con la borsa dell’acqua calda, la senti’ sbellicarsi dal ridere e pensò bene di affacciarsi alla porta.:
“Tutto bene, vecchia mia?”
“Certo, sto leggendo.”
” Di nuovo?!?” Il Duca se ne andò scuotendo la testa.”

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“Al buio, la Regina rifletté che una volta morta sarebbe esistita solo nei ricordi della gente. Lei, che non era mai stata al di sotto di nessuno, sarebbe diventata pari a chiunque altro. Leggere non avrebbe cambiato le cose, scrivere magari sì.
Dovendo rispondere alla domanda se la lettura le avesse arricchito la vita, avrebbe risposto di sì, salvo aggiungere con altrettanta certezza che l’aveva anche vuotata di qualsiasi scopo.

In passato era stata una donna risoluta, che conosceva i suoi doveri e intendeva compierli fin quando possibile. Adesso si sentiva troppo spesso scissa in due. Leggere non era agire, quello era il problema. Anche a ottant’anni, lei era una donna d’azione.
Riaccese la luce, prese il taccuino e annoto’:
“Non si mette la vita nei libri, la si trova”.
Poi si addormentò.”


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