“Marabbecca” – Viola Di Grado

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AUTORE: Viola Di Grado
TITOLO: Marabbecca
EDITORE: SLa nave di Teseo
DATA USCITA: 12/01/2024
GENERE: Narrativa

TRAMA – Marabbecca

Un pomeriggio di fine estate Clotilde e Igor, dopo essersi lasciati, hanno un incidente d’auto. Lei rimane ferita, lui finisce in coma. Mentre veglia sul suo sonno impenetrabile, Clotilde inizia a ricevere visite della ragazza responsabile dello schianto, una fragile studentessa di ornitologia di nome Angelica, e tra loro nasce un rapporto indecifrabile e intenso.

Quando Igor sì sveglierà dal coma—radicalmente trasformato eppure immutato nella sua indole violenta— la sua presenza logorerà l’equilibrio precario delle due donne: nello spazio magico e claustrofobico di una stanza piena di uccelli, i tre personaggi precipiteranno in un dedalo tortuoso dove i sentimenti muteranno forma a ogni curva.

Libro presentato da Daria Bignardi nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.

Ambientato in una Sicilia asfittica e mitologica, solcata da cieli accecanti e ceneri nere, Marabbecca è un romanzo visionario che pone domande cruciali sull’identità: su cosa significa dire “io” e sulle collisioni con l’altro che in qualche modo raccontano chi siamo davvero.

Come la Marabbecca, personificazione nel folklore siciliano dell’oscurità e delle insidie dell’inconscio, leggendo ci si muove in un buio sfavillante, illuminati solo dalla luce lunare della scrittura, fino al vertiginoso finale.

Proposto da Daria Bignardi al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione:

«Viola di Grado è una scrittrice diversa da tutt*. Ho sempre ammirato la sua prosa elegante, preziosa ma rigorosa, ma in “Marabbecca“ mi sembra che Di Grado abbia trovato un equilibrio perfetto tra la consueta originalità e un tema oscenamente contemporaneo come quello della violenza di genere. Il romanzo è un meccanismo pieno di sorprese e invenzioni fino all’ultima riga. Trovo che Viola Di Grado abbia raggiunto una maturità che credo andrebbe riconosciuta e premiata a dispetto della sua personale inclinazione a vivere e scrivere appartata e lontana da ogni mondanità editoriale. Spero che questa sua opera disperata e affascinante, grazie al Premio Strega, verrà letta e celebrata come merita.»

Marabbecca


FRASI

E ho mentito. Ho mentito. Ho mentito più che potevo. Mentire ti allontana dalle cose che non puoi salvare.

Viola di Grado, Marabbecca
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L’infanzia può essere nient’altro che una malattia cronica. Incurabile. Rimane lì, a invalidarti. Forse è un bene. Forse così si evitano sofferenze peggiori.

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Come faceva a essere sempre così allegra, a restare in equilibrio sulla superficie della vita, senza cadere giù? La sua allegria era un mistero ed era la mia schiavitù.

Viola di Grado, Marabbecca

marabbecca

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Non mi piace dire la verità. La verità è faticosa. Un sentiero lungo e impervio. La menzogna è una scorciatoia. Ti porta subito nel fulcro delle cose.

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Ti insegnano a essere te stessa, a seguire le tue inclinazioni, ma a volte te stessa è un luogo inospitale che prima di poter essere abitato andrebbe bonificato: via le erbacce, il masochismo, via l’amore tetro che hai imparato dai tuoi che si tiravano gli oggetti addosso.

Viola di Grado, Marabbecca
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A trentacinque il metabolismo del dolore è lento e macchinoso. Si inceppa, torna indietro, richiede costante manutenzione.

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Non mi amava, e io non amavo lui. Quando non ami assegni nomignoli errati. È una specie di daltonismo dello spirito.

Viola di Grado, Marabbecca

marabbecca

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Viviamo e poi cadiamo in un dolore e poi viviamo ancora. Poi di nuovo cadiamo e viviamo e cadiamo e viviamo e ogni volta siamo diversi. Non c’è continuità se non nella resistenza cieca dell’organismo.

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Aprii la bocca per rispondere e uscì una cascata di parole e di pianto, senza ordine e senza senso: come un sub che risale troppo in fretta in superficie, i polmoni in subbuglio, risalivo verso me ed esplodeva tutto.

Viola di Grado, Marabbecca

marabbecca

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Pensai che le cose peggiori accadono d’estate. Quando la luce è assoluta, e nulla può nascondersi, nulla trova riparo.


RECENSIONI

La verità fa meno rumore di una menzogna, molto meno rumore, e per questo è intollerabile.

Qual è il peso di tutta la vita che ci portiamo dentro e che non riesce a uscire? Qual è il peso del dolore? Si può misurare in chili, ore, anni o ha un suo tempo sigillato che non sa nulla del mondo?

Queste alcune delle domande che si pone la protagonista di questo libro che ho letto con attenzione, pazienza e matita a portata di mano perché ci sono molte pagine da sottolineare, da fissare nella mente.

Questo è un romanzo cupo, triste ambientato in una Sicilia in cui il sole ed il mare non ci sono, c’è folklore, c’è cenere lavica e c’è omertà, omertà emotiva. Tutto parte da un brutto incidente in cui Clotilde ed Igor sono i danneggiati (Igor rimane in coma) e da un bugia detta subito. Il libro è tutta una bugia smascherata, Clotilde non sa dirsi la verità e mente al lettore ma ha poi talmente bisogno di essere accettata e capita e amata, in qualche modo, che la verità non riesce a non dirla.

E il lettore non si offende, resta lí ad ascoltarla imbrigliato in una rete che non ha visto tessersi. Clotilde si sente la Marabbecca, una donna fatta di buio delle leggende sicule di tanto tempo fa, una donna che doveva fare paura per tenere lontano i bambini dai pozzi.

Clotilde conosce la Marabbecca grazie ad un libro ingiallito di suo padre, che aveva una libreria, donato all’asilo che frequentava; lei è stata lontano dai pozzi fisici ma non da quelli emotivi. E ne è risucchiata continuamente,  e risucchia gli altri a sua volta.

A primo impatto sembra quasi pazza questa ragazza disfunzionale emotivamente poi a poco vengono fuori le ferite, le lacerazioni, gli abbandoni. Non è pazza, é sola, soffre. La verità é dolorosa ed allora si comprende il bisogno di continue bugie. Unica verità è il buio, la violenza fisica e verbale, la debolezza, la miseria, il bisogno di essere amati.

Tra i personaggi c’è Angelica, che è la responsabile dell’incidente ma è anche la responsabile della felicità e delle follie d’amore di Clotilde. Sarà vero amore o anche stavolta é una bugia in cui nascondersi e proteggersi non accorgendosi del male attorno?

Al lettore l’ardua sentenza.

Viola Di Grado scrive, e lo fa molto bene a mio avviso, un romanzo diverso da quello a cui siamo abituati nel panorama italiano. Scrive del buio interiore, di gabbie, di solitudini sempre più assorbenti, scrive di genitori assenti, di figli difficili, di amori fluidi, di deviazioni…di incidenti reali e metaforici e in qualche modo, scrive di amore.

“Eppure eravamo davvero dei fiori. In un senso mostruoso.

Forse siamo tutti come fiori recisi e regalati a qualcuno, chissà perché, per quale inutile occasione”.

Consigliato.

©Maria Elena Bianco

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